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Premio Paolo Picozza alla Francesca Antonini Arte Contemporanea

Il Premio è stato voluto e promosso dall’Accademia di Belle Arti di Roma, dove il pittore, scomparso nel 2010, ha studiato agli inizi degli anni Novanta, distinguendosi per l'alta qualità artistica, oltre che per la rara generosità e la brillante intelligenza ROMA - Il Premio Paolo Picozza è stato assegnato dall’Accademia di Belle Arti di Roma alla giovane artista Claudia Roma, che vedrà esposta, dall’1 al 3 marzo, una sua opera accanto a  “Senza titolo” del 2010, uno degli ultimi quadri di Picozza, negli spazi della galleria Antonini, che con la denominazione Il Segno è stata la galleria romana dell’artista. Claudia Roma è la prima vincitrice del premio, ed è stata scelta dalla Commissione giudicante, composta da Maria Pia Picozza Presidente della Commissione, Tiziana D’Acchille Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Alessandra Giovannoni artista, Francesca Antonini gallerista, Laura Salvi docente Accademia di Belle Arti di Roma, Giuliana Stella docente Accademia di Belle Arti di Roma. Titolo dell’opera di Claudia Roma è “Viandante” ed è stata scelta con le seguenti motivazioni: “grazie alla qualità, originalità di linguaggio, e profondità espresse dalla sua opera, oltre all’importante riscontro di una affinità con la sensibilità e la poetica con l’opera di Paolo Picozza artista a cui è dedicato il Premio”.  L’opera di Picozza, “Senza titolo”, è una natura astratta che sembra scaturire da un’insondabile profondità per riemergere alla luce; una luce scarna, abbacinante e spietata, che tenta di congelare ogni emozione per varcare un confine che liberi la profondità e la vastità della ricerca di questo grande artista. La pittura di Paolo diventa racconto di ampi territori dove terra, ghiaccio e cielo si fondono tra il conoscibile e l’inconoscibile; sovrapposizioni di bitume e smalto ed altro ancora sono fusioni di materia che diviene pura visione. Volumi tesi, compatti. Dimensioni dilatate. Bianchi che emergono dall’oscurità e sembrano galleggiare, e il nero che si rafforza ancora e domina il bianco, il bianco si confonde ma poi si dilata come ghiaccio che si scioglie. Nell’opera “Viandante” Claudia Roma attraversa un confine geografico che diviene attraversamento di un confine mentale e temporale. In altri luoghi, in un Nord fatto di altre luci colori e distanze, Claudia incontra una realtà totalmente diversa ma che riconosce come propria, già conosciuta. La luce di ghiacci accompagna il viaggio geografico di Claudia, diversamente la ricerca della luce imprime sostanza viva e incommensurabile ai ghiacci di Paolo nel suo solitario viaggio mentale. La luce è sempre alla base di tutto e per Claudia Roma diventa il paradigma di un modo di sentire il viaggio. Studia, sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista percettivo, il variare di ogni momento del giorno. Dall’alba al tramonto ricostruisce il percorso visibile del sole ricercando con passione ogni forma e materia che le permetta di rappresentare sensibilmente quanto da lei visto e vissuto. Infine Claudia realizza un’opera composta da ventiquattro moduli. Ogni modulo è stato realizzato partendo da un disegno in grafite dello studio scientifico che descrive le specificità di luce e coordinate di ogni giorno, su di esso l’artista è intervenuta con sovrapposizioni materiche di tinture naturali, inchiostri, pigmenti e sali. Una matrice in rame sagomata e fiorata a mano chiude la serie e mima la volta di uno dei cieli osservati, a rappresentazione delle distanze e dei significati presi in esame. Il tutto su un supporto di carte realizzate da lei stessa. ...

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